San Grato: una valle magica sul Grande Sentiero Walser

Ecco un’ idea per un’ escursione adatta a tutti in un luogo magico, popolato da antiche leggende, puntellato di esempi architettonici particolari e tutti diversi, in un ambiente naturale unico e spettacolare.

Per raggiungere il vallone di San Grato si parte da Issime, nella Valle di Gressoney, sulla sinistra salendo la strada regionale, appena dopo il centro del paese. Si può percorrere il sentiero n.1 direttamente dal paese oppure lasciare l’auto più in alto e proseguire a piedi lungo il Grande Sentiero Walser. 

All’imbocco del vallone, circondata da pascoli, la piccola cappellina di San Grato guarda la valle, mentre dietro di lei, su entrambi i versanti, antiche case rurali risalenti anche fino al xv° secolo ed un tempo abitate tutto l’anno, sono oggi adibite ad alpeggio.

Issime, proprio come Gressoney, fu popolato nel Basso Medioevo da popolazioni germaniche, denominate Walser per richiamare la loro origine Vallese. Nel XIV secolo, il territorio era diviso in tre aree: Issime Plaine o Issime Saint Jacques (l’odierno capoluogo insieme al Vallone di Tourrison), il Tiers dessus o Issime Saint Michel (l’attuale comune di Gaby) e la Montagne, che includeva i valloni di Bourinne e San Grato.  Le case di cui parlavamo sopra, chiamate stoadla o stadel di legno del XVI e XVII secolo sono comparabili a quelli di Alagna Valsesia e di Gressoney, tipicamente Walser.  Più avanti nei secoli, gli Issimesi si specializzarono in costruzioni, diventano  per tradizione, mastri costruttori riconosciuti e le loro emigrazioni stagionali li conducono nei circondari della Savoia, del Delfinato e nelle grandi città ai piedi delle Alpi. Quest’attività ha segnato l’evoluzione dell’architettura locale. L’assenza progressiva di legno da costruzione e la loro specializzazione li hanno portati ad erigere grandi costruzioni polivalenti in muratura, anche ad altitudini elevate e, considerando i mezzi a disposizione all’epoca, guadagnano la stima del visitatore. Ogni rascard, ogni caseggiato, ogni stalla, regala un piccolo particolare degno di nota, stupefacente per la tecnica di costruzione, per i materiali utilizzati oppure per la cura dei dettagli benchè si tratti di una zona non proprio “comoda”. Ciò dimostra l’ importanza che rivestiva il Vallone di San Grato nei tempi antichi dei Walser come luogo di passaggio e di vita montana.

Il sentiero porta infatti  al Colle Dondeuil, circondato da cime alte anche 3000 metri, che è sempre servito come importante punto di passaggio per i commerci dei Walser, per gli spostamenti della manodopera stagionale, per gli scambi di beni tra la Valle di Gressoney e la Val d’ Ayas.

Anche il sentiero stesso merita una nota: salendo il vallone si può attraversare un ponte formato da due blocchi di pietra accostate, mentre alcuni tratti nel bosco sono stati pavimentati e bordati, cosa non così comune in territori come questo.

Appena prima di imboccare la salita per il colle, a Mühni (2000 mt) si incontra una seconda cappella, dedicata a Nostra Signora delle Nevi. Su questo altopiano, si trova inoltre l’eccezionale alpeggio di Stein, costruito ai piedi di una frana tra due enormi massi che lo proteggono dalle valanghe e ne plasmano la struttura.

Il vallone di San Grato è l’unico esempio in Valle d’Aosta ad aver mantenuto intatta la struttura fondiaria della colonizzazione, passata da un insediamento temporaneo (della
popolazione romanza) ad un insediamento stabile (della popolazione walser). Anche la toponomastica ricorda l’uso che si faceva di un determinato lotto di terreno (es. Granir, circondato dai resti di terrazzamenti cerealicoli che non sono interclusi da muri, come avverrebbe se la zona fosse adibita anche a pascolo). I nomi delle località sono ancora in Töitschu, l’antica lingua di origine germanica ancora parlata comunemente a Issime.

Dal punto di vista naturalistico, il paesaggio è da fiaba: si susseguono pascoli, radure e boschi circondati da cime rocciose, rigagnoli e ruscelli. Nei pressi di Vloakchi  si incontra anche un laghetto ed alcune risorgive, habitat ideale per alcune specie di animali.

Le leggende che ancora oggi aleggiano su questo vallone dall’aura magica sono tante, nate nelle lunghe notti trascorse in montagna dai suoi antichi abitanti quando ancora non c’era l’elettricità ad affrontare il buio attorno alle case, la televisione a coprire il rumore dei boschi la sera. Se volete scoprirne alcune, consigliamo “Nell’alta Valle del Lys si racconta… Kuntjini van Éischeme •Stòrene vòn Ònderteil òn Òberteil”, una raccolta di storie tradotte in italiano direttamente dalla lingua locale dal Comune di Issime. Scoprirete un mondo di fate buone, folletti dei boschi, orchi, tesori nascosti e streghe cattive, che si intrecciano alle storie di paesani più o meno rudi, cappellani, famiglie nobili e fanciulle dei villaggi Walser di Issime e Gressoney.

Tornando alla vita di oggi, il Vallone è spesso oggetto di contese tra chi vuole preservare intatto territorio e le sue preziose vestigia del passato e chi lo vive quotidianamente e lo mantiene pur con le difficoltà che comporta l’assenza di una strada. Ebbene si, ci sono ancora quelli che salgono in questa splendida valle con le bestie ogni estate, e ridiscendono in autunno con tante cose buone per l’inverno. Ecco a tal proposito un’ intervista di qualche tempo fa ad una famiglia, forse l’ ultima, che popola ancora il vallone con le mandrie in estate: leggi tutto .

Immagini dal web e personali

 

 

 

 

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